Article 5 ottobre 2022

Diagnosi differenziale tra sincopi e crisi epilettiche

Giovanni Falcicchio

Policlinico di Bari, Ospedale Giovanni XXIII Bari

In questa attenta disamina, il Dott. Giovanni Falcicchio del Policlinico di Bari affronta la tematica della diagnosi differenziale tra sincopi e crisi epilettiche, in seguito a perdita di coscienza transitoria (PdC). Saper riconoscere il caso specifico consente di attuare nell’immediato il trattamento più appropriato per il paziente e di ridurre il rischio di mortalità/morbidità a causa di una diagnosi errata (“misdiagnosi”). Categorizzare l’evento è fondamentale per mettere in atto le più opportune scelte diagnostico-terapeutiche, cercando di evitare la recidiva dell’episodio

Introduzione
La perdita di coscienza transitoria (PdC) può essere definita come un’interruzione di breve durata dello stato di coscienza, spontanea e non legata ad un trauma cranico, con completa ripresa al termine.1 Circa il 50% della popolazione generale presenterà nel corso della vita un episodio di perdita di coscienza.2 Infatti, la PdC rappresenta una delle più frequenti emergenze neurologiche3, responsabile del 3% degli accessi in Pronto Soccorso e dell’1% dei ricoveri in ambito ospedaliero2. In oltre il 90% dei casi, la PdC è riconducibile ad una delle seguenti tre condizioni patologiche: sincope, crisi epilettica, crisi psicogena non-epilettica (pshycogenic non-epileptic seizure, ovvero PNES).4 La diagnosi differenziale tra queste 3 entità nosologiche acquisisce un ruolo fondamentale nell’outcome del paziente, in quanto determina la modalità di trattamento da attuare nell’immediato e incide, in caso di errore, sul rischio di mortalità/morbidità del paziente, che differisce a seconda di quale sia stata la causa della PdC.5 Quanto sia complesso il percorso diagnostico differenziale è sottolineato dall’ elevata percentuale di “misdiagnosi”, che ammonta al 20-30% circa nei pazienti adulti.5

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