Article 17 ottobre 2022

Gestione del dolore osteoartrosico nella pratica clinica della medicina generale: dal paradigma delle evidenze a quello della real-life

Walter Grassi*, Massimo Magi°

*Ordinario di Reumatologia, Università Politecnica delle Marche, Ancona; °Medico di Medicina Generale, ASUR Marche AV2

Il presente manoscritto, a cura del Prof. Walter Grassi, Ordinario di Reumatologia Università Politecnica delle Marche, e del Dott. Massimo Magi, Medico di Medicina Generale, ASUR Marche AV2, si propone come una roadmap nella gestione del paziente con dolore osteoartrosico: dall’analisi delle diverse linee guida alle sfide ancora aperte, passando per la pratica clinica. Un documento di riferimento e di facile lettura in cui trovare spunti utili per la gestione quotidiana del paziente con dolore osteoartrosico

Stato dell’arte della terapia del dolore osteoartrosico
Il sintomo caratteristico dell’osteoartrosi (OA) o artrosi, la forma più comune di artrite, è il dolore.1,2 Il dolore è responsabile delle limitazioni funzionali, della riduzione della qualità della vita e del ricorso alle cure mediche; negli Stati Uniti l’OA degli arti inferiori è la causa principale di disabilità motoria negli anziani e una delle principali cause di dolore globale.1,2 Supportare il paziente nella gestione del dolore migliora la qualità della vita e riduce i costi individuali e sociali; per questo motivo i professionisti della salute dovrebbero gestire adeguatamente il dolore in questi pazienti.2

Epidemiologia e clinica dell’artrosi
L’artrosi è la più frequente malattia delle articolazioni con una prevalenza che tende ad aumentare con l’età. Anche se nessun distretto articolare viene risparmiato, le sedi più frequentemente interessate sono ginocchio, anca e mano. Una gonartrosi radiologicamente documentata si rileva nel 14-37% della popolazione adulta-anziana americana.1
L’artrosi delle ginocchia è più comune nelle donne per le più frequenti alterazioni dell’allineamento tra femore e tibia. Il varismo delle ginocchia (gambe a “O”) e il valgismo (gambe a “X”) determinano un’alterata distribuzione del carico statico e dinamico, con conseguente usura asimmetrica della cartilagine e dolore topograficamente diverso: nel varismo delle ginocchia il dolore sarà prevalente nella parte interna dell’articolazione, mentre nel valgismo delle ginocchia il dolore sarà più intenso sul versante laterale dell’articolazione.3
L’anca è l’altro distretto frequentemente interessato dal processo artrosico. Anche in questo caso vi sono specifici fattori predisponenti, primo fra tutti è la displasia congenita, seguita dal valgismo e dal varismo del collo femorale. Tutte queste condizioni determinano un’alterata distribuzione del carico statico e dinamico sui capi articolari; questa favorisce l’innesco e la progressione del processo artrosico.3
La mano è un ulteriore bersaglio molto caratteristico dell’artrosi primaria con una distribuzione del tutto particolare; si registra infatti la netta predilezione per le articolazioni interfalangee distali e prossimali e per l’articolazione trapezio-metacarpale del pollice. A livello delle articolazioni interfalangee distali e prossimali, il reperto dominante e caratteristico è rappresentato da particolari nodosità, definite rispettivamente noduli di Heberden e di Bouchard. La sintomatologia dolorosa ha carattere intermittente, è largamente condizionata dal sovraccarico funzionale e tende a diminuire nel tempo con l’instaurarsi delle tipiche deformità articolari. L’artrosi trapezio-metacarpale, o rizartrosi del pollice, ha un impatto clinico più marcato e può assumere un’impronta invalidante, specie in soggetti che svolgono attività manuali.4

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