Article 4 aprile 2022

Identificati i neuroni che regolano le dinamiche di gruppo

Una recente pubblicazione su Nature ha rivelato che il successo e/o la considerazione di un singolo individuo nella società sia regolamentato dai neuroni della corteccia cingolata anteriore. Questo studio comportamentale condotto su un modello murino ha mostrato come la gerarchia, all’interno di un gruppo, sia regolamentata dagli impulsi nervosi provenienti dalla corteccia cingolata anteriore, i quali possono rivelarsi predittori di successo del singolo individuo all’interno di un gruppo ancora prima che questi compiano una determinata azione. Inoltre, gli autori di questo studio hanno mostrato come la scala gerarchica all’interno di un gruppo e, quindi, il successo competitivo del singolo può essere modificato attraverso la neuromodulazione di questi neuroni. Integrare queste informazioni è fondamentale per massimizzare il beneficio delle proprie azioni

La maggior parte delle interazioni sociali comporta un qualche livello di competizione e ciò influenza profondamente i comportamenti tra i membri di un gruppo. Per molte specie animali il successo competitivo è strettamente legato al ranking, ovvero al proprio ruolo nei confronti degli altri componenti del gruppo. La gerarchia dei componenti può determinare, ad esempio, l’ordine di accesso al cibo, e questo è fondamentale per la sopravvivenza in caso di risorse limitate. Il concetto di una gerarchia di dominanza nelle interazioni sociali ci risulta facile da intuire, in quanto ne facciamo quotidiana esperienza. Tuttavia, capire i meccanismi cellulari alla base di questo rimane ancora un obiettivo della ricerca scientifica.

Un grande passo in avanti è stato fatto grazie ad uno studio, pubblicato recentemente su Nature. Sono stati individuati in modello animale i neuroni responsabili del ranking nei comportamenti di tipo competitivo all’interno di un gruppo. Questi neuroni appartengono alla corteccia cingolata anteriore ed hanno un ruolo specifico e selettivo nel regolare i comportamenti di un animale in base al ruolo degli altri componenti del gruppo. Nello specifico, si è visto che i topi si nutrivano rispettando la loro gerarchia sociale, e che questa veniva mantenuta nel tempo. Oltre al loro ranking sociale, altri fattori che influenzavano l’interazione competitiva tra i topi erano di tipo economico (quantità di cibo) ed ambientale (distanza dal cibo). Queste tre variabili sono risultate tuttavia indipendenti.

È interessante notare che quando ai topi veniva data la possibilità di raggiungere il cibo senza avere altri topi attorno, non si sono registrate differenze in termini di capacità fisiche. Non sono dunque queste a determinare il ranking. Un’ulteriore informazione rilevante è che collettivamente le attività neuronali registrate nella corteccia cingolata anteriore (che temporalmente precedono il completamento dell’azione) sono risultate in grado di predire il successo del topo nel raggiungere il cibo per primo. Dunque, questi neuroni sembrano capaci di integrare l’informazione non solo del ranking del singolo nei confronti di chi hanno attorno, ma anche delle esperienze passate, ricordando se hanno avuto precedentemente successo o meno.

La forza dello studio però deriva dall’esperimento sulla neuromodulazione. La specifica eccitazione dei neuroni della corteccia cingolata anteriore (mediante un composto chimico) causava un aumento di posizione nel ranking gerarchico, che corrispondeva ad avere successo nell’arrivare prima al cibo. Al contrario, l’inibizione di tali neuroni portava alla perdita di posizioni nel ranking. L’effetto di tale neuromodulazione era, tuttavia, una prerogativa dei comportamenti di gruppo e non alterava in alcun modo il comportamento del topo preso singolarmente.

La capacità di determinare a priori la possibilità di successo in una situazione di competizione è fondamentale per evitare un inutile spreco di energie e permette di vivere in un contesto sociale con successo. Questi neuroni permettono dunque di massimizzare il beneficio delle proprie azioni in base alla quantità di risorse disponibili, valutando sé stessi e gli altri componenti del gruppo.

Questi risultati non solo migliorano la nostra comprensione delle interazioni sociali e possibilmente anche di quelle umane, ma possono anche aiutarci nella gestione di malattie neurocognitive che alterano le capacità relazionali, come l’autismo e la schizofrenia.

Commenti


Maria Grazia Sotera 04.04.2022

Interessante, ci sono altre zone del cervello che cooperano ?

Redazione Clinical Network 04.08.2022

Gentile utente, grazie per la domanda. Nell'articolo vengono identificati in modo specifico dei neuroni della corteccia cingolata anteriore. In generale, tuttavia, ci sono dati in letteratura che indicano che anche alcune zone della corteccia prefrontale dorsomediale sono implicate nello stabilire le gerarchie di dominanza. Continui a seguirci! Cordiali saluti, La Redazione

Andrea Militello 04.09.2022

Interessantissimo complimenti.

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