La malattia di Parkinson è una delle condizioni neurodegenerative più comuni e il numero di persone colpite è in continuo aumento. Ci sono però delle novità in merito e derivano dal mondo del diabete. Infatti, uno studio italiano ha recentemente scoperto che i pazienti che assumono farmaci antidiabetici sviluppano la malattia di Parkinson in media 6 anni dopo rispetto alle persone che non li assumono. Questo suggerisce che i farmaci antidiabetici potrebbero avere proprietà neuro-protettive e potrebbero essere utilizzati per prevenire o ritardare l'insorgenza della malattia
La malattia di Parkinson (MP) e le sindromi ad essa correlate costituiscono il secondo gruppo più comune di condizioni neurodegenerative. Il numero di persone affette da MP è raddoppiato dal 1990 al 2015 raggiungendo valori oltre i 6 milioni, ed è previsto raggiunga valori oltre i 12 milioni entro il 2040. Solo in Italia ad oggi si stima colpisca circa 450mila persone, ed anche nel nostro Paese i numeri sono dati in aumento, principalmente a causa dell’innalzamento dell’età media della popolazione e all’aumento dell’aspettativa di vita. La crescente prevalenza della MP dovrebbe destare preoccupazione, soprattutto a causa del forte impatto di questa malattia sui pazienti e sui caregivers, oltre che sui bilanci sanitari pubblici.
Un’altra patologia frequentemente riscontrata nel paziente anziano è il diabete. Infatti, in Italia, la prevalenza del diabete tra le persone ultra 75enni raggiunge il 21% ed anche questa è data in aumento. Ne consegue che anche la quota di popolazione anziana con multimorbilità è in aumento, come lo è il numero di pazienti in polifarmacoterapia. La gestione da parte di un soggetto anziano di un numero così alto di farmaci comporta nella maggior parte dei casi dei rischi.
Talvolta, però, l’assunzione di una terapia in un soggetto con multimorbilità può portare inaspettati benefici, come nel caso di questo studio. Infatti, è stato recentemente scoperto che i pazienti che assumono farmaci antidiabetici sviluppano la MP in media 6 anni dopo rispetto alle persone che non assumono gli stessi medicinali. Questi risultati sono emersi da uno studio tutto italiano condotto dal Centro Parkinson e parkinsonismi dell'ASST Gaetano Pini-CTO di Milano e pubblicato sul Journal of Neurology.
I risultati si basano su un’indagine condotta tra il 2010 e il 2019 che ha coinvolto 8.120 pazienti con MP. Quanto ne è emerso è che i pazienti con diabete e che assumevano farmaci per questa patologia (413) hanno manifestato la MP in media dopo i 66 anni, mentre l’età di insorgenza della MP nelle persone non diabetiche (7.707) si aggirava attorno ai 60 anni.
“Lo studio suggerisce una proprietà neuro-protettiva dei farmaci antidiabetici e apre alla prospettiva di somministrare medicinali antidiabete, come la metformina, che possono essere assunti anche da chi non è affetto da questa patologia, in persone predisposte a sviluppare la malattia di Parkinson con l’obiettivo di ritardarne l’insorgenza” ha commentato Gianni Pezzoli, primo autore dello studio, e ancora “I dati raccolti sono molto significativi e spingono a indagare non solo la capacità preventiva dei farmaci anti-diabetici, ma anche il loro ruolo nel ridurre la progressione del Parkinson quando è già insorto”.
Seppur lo studio mostri semplicemente una correlazione statistica, che non è una relazione di causa-effetto, i risultati aprono la via ad una nuova possibilità nella prevenzione e cura della malattia di Parkinson.
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