Article 19 dicembre 2022

Un innovativo gel contro la parodontite

La parodontite è una malattia infiammatoria cronica orale che colpisce quasi metà della popolazione mondiale. Al momento i trattamenti disponibili sono limitati e generalmente si basano su un’accurata pulizia dei denti. Tuttavia, a breve potrebbe esserci un prodotto in più nell’armamentario terapeutico. Infatti, un gruppo di ricercatori ha recentemente sviluppato un gel innovativo per trattare la parodontite combattendo l’infiammazione sottostante. Sviluppato in modello animale, questo nuovo gel topico è in grado di bloccare i recettori del succinato, composto metabolico la cui presenza ad alti livelli sembra favorire l’infiammazione

La nostra bocca costituisce una delle principali vie d’entrata dei batteri nel nostro corpo. Ma non solo, questa è anche popolata da centinaia di specie batteriche che convivono in un equilibrio omeostatico con l’ospite (eubiosi) formando il cosiddetto microbioma orale. La conservazione di questo equilibrio è fondamentale per il mantenimento di una bocca sana. Al contrario, quando questo equilibrio viene alterato (disbiosi), le interazioni microbiota-ospite risultano disturbate, con conseguenze che possono diventare anche gravi quali la distruzione dei tessuti e la possibile diffusione sistemica dei batteri.

Una delle possibili conseguenze della colonizzazione gengivale da parte di microorganismi quali Aggregatibacter actinomycetemcomitans, Porphyromonas gingivalis, Eikenella corrodens e molti bacilli Gram-negativi è la parodontite.
Questa malattia infiammatoria orale cronica si sviluppa generalmente come conseguenza di gengiviti non adeguatamente trattate e, mediante la progressiva distruzione dell’osso e la recessione gengivale, può portare ad un aumento della mobilità dei denti fino alla loro perdita definitiva. La causa scatenante è generalmente da imputare alla presenza di placca e tartaro sotto il margine gengivale, quindi di residui di cibo, saliva e muco con sali di calcio e fosfato oltre che di microorganismi. Questi ultimi sono responsabili dell’innesco di un rilascio cronico di mediatori dell’infiammazione, tra cui citochine, prostaglandine e di enzimi rilasciati dai neutrofili e dai monociti. I sintomi precoci di parodontite includono alito cattivo e sanguinamento delle gengive al lavaggio dei denti, mentre negli stadi più avanzati il sanguinamento diventa più severo, l’alitosi peggiora, i denti si trovano visibilmente esposti e generalmente la persona affetta riporta fastidio o dolore.

La parodontite rappresenta una delle prime cause di perdita dei denti ed è tra le malattie infiammatorie più diffuse, si stima infatti che a livello mondiale ne sia affetto quasi un individuo su due. Per quanto riguarda il nostro Paese, si stima che gli italiani colpiti da parodontite siano attorno ai 20 milioni, con un 15% di forme gravi.

Tra i campanelli d’allarme che possono preludere allo sviluppo o al peggioramento di parodontite si trovano gli alti livelli di succinato, un intermedio del ciclo di Krebs. Difatti, già più di tre decadi fa è stata riportata un’associazione tra i livelli elevati di questa molecola nel fluido crevicolare gengivale e la parodontite.

Un gruppo di ricercatori ha voluto andare più a fondo sulla questione e ha confermato questo legame, dimostrando che i livelli di succinato sono proporzionali alla gravità della disbiosi e che l’applicazione di succinato sul modello animale porta ad accelerare il peggioramento della parodontite promuovendo l’infiammazione e la progressiva distruzione dell’osso. Come? Mediante l’attivazione di uno specifico recettore per il succinato: SUCNR1.

Inoltre, sempre gli autori di questo studio hanno mostrato che l’inibizione di questo recettore migliora la condizione di parodontite con risultati molto soddisfacenti. Difatti, a seguito del trattamento con il succinato i livelli di parodontite in topi knockout per il gene SUCNR1, quindi che non esprimono il recettore, sono risultati uguali a quelli del gruppo controllo, trattato solo con il buffer salino.

Come si può utilizzare questa scoperta a livello pratico per migliorare la condizione del paziente affetto da parodontite? Gli autori hanno pensato anche a questo. Proseguendo le ricerche il team ha individuato un composto in grado di inibire il recettore, rendendolo quindi non funzionale. Questa molecola, inserita in un gel, può essere utilizzata a livello topico e sembra produrre i risultati sperati. In modello animale, infatti, l’applicazione di questo gel a livello gengivale per quattro settimane a giorni alterni ha dimezzato la perdita di tessuto osseo rispetto al controllo, oltre ad indurre un cambiamento nella popolazione batterica orale, con una diminuzione dei ceppi generalmente predominanti nella parodontite (come quelli appartenenti al phylum dei Bacteroidetes).

Questo studio è particolarmente interessante in quanto rappresenta un esempio di “terapia di modulazione dell’ospite”, poiché il trattamento mira direttamente a fortificare le nostre difese, agendo quindi sull’ospite piuttosto che sul microorganismo stesso.

La prospettiva nel lungo termine sarà quella di sviluppare una formulazione gel contenente questo inibitore che possa essere utilizzata dai pazienti a rischio di sviluppare parodontite comodamente a casa, oltre che formulazioni a concentrazioni più elevate da utilizzare negli studi dentistici. Visto l’alto potenziale della scoperta, a breve saranno avviate le sperimentazioni cliniche.

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